SHOUT. Il concetto dell’illustrazione (con intervista)

Un ibrido tra un racconto, una recensione e un’intervista.

Nella suggestiva penombra dei sotterranei di Palazzo Chiericati si terrà fino all’8 dicembre prossimo, il primo evento di Illustri Festival, ALESSANDRO GOTTARDO (IN ARTE SHOUT) SELECTED WORKS, sèguito dell’esposizione dello scorso anno (curata anch’essa dall’illustratore Ale Giorgini) che raccoglieva per la prima volta per Vicenza, all’interno della Basilica Palladiana, “undici illustratori under 40 che il mondo ci invidia”.

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Alessandro Gottardo aka Shout

Uno di questi era proprio Shout, che torna a Vicenza con una selezione di lavori che ripercorrono la sua carriera di illustratore dal 2005 al 2014. Un viaggio a ritroso lungo le quattro sale interrate, attraverso opere che vanno dalle ultimissime tavole (con inediti), elaborate in digitale, passando per le acquetinte e i ritratti, fino ai disegni a penna datati 2011, breve ritorno all’amato analogico delle origini.
Shout, un uomo schivo e riservato, ha scelto la caotica Milano per vivere e lavorare.

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RITRATTO DI SIGNORA

Testo al progetto fotografico di Andrea Garzotto “Ritratto di Signora”

 RITRATTO DI SIGNORA La perfezione della bellezza si compie nella misura. In “Ritratto di Signora” lo sguardo di un uomo filtra l’intimità delle donne ritratte e le consegna al nostro sguardo in una visione d’insieme, quasi senza soluzione di continuità. Ritmando la circolarità esistenziale, mischiando le carte di istanti di vita e invertendone l’ordine, Andrea Garzotto fa sì che l’equilibrio non si compia tanto nella struttura compositiva delle immagini che lo compongono, quanto nella costante tensione emotiva. Ogni ritratto va oltre il il ritratto, ogni donna non è solo l’immagine di sé, ma travalica il significato di ritratto diventando espressione di una stagione, a scandire le età. Maturità, infanzia, vecchiaia, giovinezza. Non si susseguono più con un’ostinazione cronologica, ma rompono la linearità a favore di una lettura più ampia, rispecchiando le complessità del femminile. Attraverso il ritornare, il perpetrarsi di gesti, riti, movenze, segni, che smettono di appartenere ad un singolo momento, ad un singolo individuo, per diventare parte integrante del Tutto. Dodici ritratti a formare un quadro completo. I toni di questi “racconti a un’immagine” sono quelli delicati e introspettivi; un approccio intimo e paziente avvicina l’autore alle donne ritratte, sì da entrare silenziosamente in un universo privato, che si lascia scoprire svelando per ognuna una personale inclinazione. Ogni Donna prende possesso dello spazio in cui è ritratta, che gli è specchio. Instaura a proprio modo il rapporto con l’obiettivo fotografico, talvolta lasciando intuire un’insicurezza, una timidezza che la portano a schermarsi il volto con le mani; talvolta esprimendo una forza e una tenacia che traspare fin dallo sguardo. La veridicitá del ritratto, la posa non artefatta… La scelta curatoriale di presentare gli scatti in grandi dimensioni mira all’intento di rappresentare queste “donne del quotidiano” quali “nuove icone della naturalità”, o anti-icone di un femminile contemporaneo stereotipato.

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A++ La sintesi della forma plastica. Intervista a Matteo Cremonesi / Solo show alla Jarach Gallery

Fino all’8 novembre, alla Jarach Gallery di Venezia, la personale del giovane fotografo Matteo Cremonesi, A++. Raccolta di sguardi sintetici e impersonali su oggetti del quotidiano.

A++ è il titolo della tua personale in corso alla Jarach Gallery, sigla che racchiude in sé la natura degli oggetti raccontati nei tuoi scatti, inglobandoli all’interno della categoria energetica degli elettrodomestici. Ma sottotitolo dell’esposizione è “Sculptures”, è corretto?
Si, la scelta di intitolare le serie fotografiche facendo precedere la parola “Sculpture” al nome dell’oggetto indagato (bin, printer, photocopier, washer, camera, mirror) al desiderio di indicare in parte la modalità con la quale mi sono avvicinato a questi “oggetti del quotidiano”, ponendo la mia attenzione al loro valore “scultoreo” o formale, alla qualità anonima di un certo tipo di superficie, piuttosto che all’interesse specifico che il valore funzionale dell’oggetto porta.

Il tuo approccio nei confronti della fotografia è plastico, o piuttosto fai riferimento ai “soggetti” che abitano i tuoi “spazi fotografici”, intendendoli delle “sculture della contemporaneità”?
Si, credo si possa ritenere la mia pratica fotografica un fare attento al valore plastico del soggetto. Ciò che davvero mi interessa trattenere dei soggetti/oggetti è la loro qualità di superficie, di “pelle”. La superficie delle cose, il piano che ne delimita il confine, che ne trattiene la forma, sono aspetti che mi interessano profondamente, condizioni da cui la mia pratica si muove, intuendo un metodo con cui tratteggiare le parti di un discorso, sospeso fra la seduzione per le forme e le loro stesse attitudini.

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Sabato a TULPENMANIE. Il valore dell’arte nella Giornata del Contemporaneo.

Buona Giornata del Contemporaneo!
Sono in fibrillazione, nell’attesa di questo terzo e ultimo dibattito nel corner TULPENMANIE di Olivares cut: la giornata di oggi vede la presenza molti graditissimi ospiti, per un dibattito che, già prevedo, sarà vivace e molto molto interessante! Ma prima di raccontarvi chi sono i protagonisti di questo pomeriggio, faccio un breve passo indietro, all’incontro di ieri.
Venerdì 10 ottobre, dibattito tutto al femminile, con Adriana Polveroni, che, nonostante fosse molto impegnata nell’organizzazione dei talk ufficiali di ArtVerona, ci ha dedicato del tempo per parlarci dell’andamento dell’arte contemporanea di questi ultimi cinque anni. Dal suo quadro sono emerse essere le gallerie le principali responsabili della mancata valorizzazione dell’arte italiana, troppo poco considerata, quasi non fosse all’altezza di essere rappresentata. Tuttavia Adriana sostiene che a “nostro” favore abbiamo ancora una qualità molto alta. L’arte italiana avrebbe, se solo lo si volesse, le carte in regola per tener testa al mercato internazionale (e non manca di ricordare che a Sotheby’s c’è l’Italian Sale, non in French o il German Sale…e questo vorrà pur dire qualcosa). Qualcosa da raccontare, evidentemente, lo hanno anche gli artisti venuti dopo la parentesi d’oro dell’Arte Povera!
Aurora Di Mauro ha portato l’esperienza della Settima Onda (appartamento relazionale) come prezioso esempio di un curare e fare arte al di fuori delle logiche di mercato, avvicinandosi con il suo operato, in un certo qual modo, alla modalità che Pierluigi Sacco intravedeva come l’unica auspicabile alternativa per uscire dalla crisi (di valori): una rivoluzione che ambisce a superare la famosa “fase giovanile” del modello capitalistico”, che scalza la proprietà e il desiderio di possesso, fondando una nuova forma di passione, quella per la relazione mediata dal dono.
Valentina Bernabei invece ha portato la conversazione verso il rapporto tra arte e industrie, parlando del progetto di “Sogni nei cassetti” (progetto di ricerca che si inserisce nella piattaforma del MACLab, Ca’ Foscari), ossia di come l’università diventi osservatorio delle dinamiche operative industriali per scoprire in che modo l’arte è coinvolta all’interno dei processi di produzione. Venti aziende venete verranno “analizzate” ciascuna da un team composto da un comunicatore (com’è Valentina, giornalista di formazione), un videomaker e un business analyst a comporre un quadro il cui risultato verrà pubblicato a partire dal 2015.

Ma passiamo a parlare del numeroso gruppo di ospiti di oggi SABATO 11 OTTOBRE, e degli argomenti, tantissimi, che andremo a trattare: con Anna Quinz (Managing Editor e Creative Director di Franzmagazine) e Giulia Galvan (dance dramaturge and curator) discuteremo della cultura come “fatto sociale”, per capire se questa è in grado di migliorare la qualità della vita agendo sul luogo in cui si vive da protagonisti e non da spettatori, entrambe coinvolte in progetti che coinvolgono il territorio attraverso l’uso dell’arte come mezzo e non come fine.
Con Mirko Baricchi (artista) discuteremo sul ruolo dell’artista: chi detta le regole del gioco, nella carriera di un artista? Quanto vale l’autopr
omozione (artista manager di se stesso)? Quanto l’operato del curatore? Per quest’ultima domanda coinvolgerò Silvia Petronici (curatrice) reduce dal suo ultimo “Sense of community”, progetto che mira a rendere artisti e curatori consapevoli della progettazione site specific. Con Virginia Sommadossi (Project developer e presidente di Fies Core) andremo invece a parlare della necessità della ricerca e della sperimentazione in ambito artistico per lo sviluppo delle arti, e della contrapposizione in tale ambito dei ruoli di pubblico e privato, così come del riposizionamento della cultura all’interno della catena del valore.

Spero di vedervi numerosi, all’appuntamento di oggi che vi ricordo essere l’ultimo per Olivares cut alla quinta edizione di INDEPENDENTS per ArtVerona: dalle ore 16, al PADIGLIONE 11 (al centro, sulla sinistra).

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