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Mutare, silenziosamente

Il Nuovo Spazio di Casso (NSDC) è un luogo permeabile. Grandi vetrate si aprono a nord, verso il paese, e a sud, verso il poderoso Monte Toc e, soprattutto da questo versante, il verde delle pendici, l’aria – che porta con sé il sentore di erba tagliata e umidità di sottobosco – entra nelle stanze vuote, fondendo e confondendo il dentro con il fuori.

Arrampicate sulle pareti delle sale, rimaste sgombre per tutto l’inverno, ora ci sono le “carte animate” di Denis Riva: artista di origine emiliana, Denis ha portato a Cas i suoi lavori da Follina, dove vive e lavora, nel verde della campagna, “in una specie di comune, ma più bella”.
Gianluca D’Incà Levis, curatore dell’esposizione  l’ha pensata assieme all’artista, e nei tre giorni di allestimento che sono stati di gestazione dell’idea di mostra, l’ha resa concreta, assemblandola piano, un pezzo alla volta. Cambio di muta (che apre la stagione estiva di mostre di Dolomiti Contemporanee all’ombra del Toc) è un gioco di linee a sghimbescio: Denis Riva ha vestito lo spazio con il suo immaginifico microcosmo dipinto. É un universo su carte usate – dai bordi irregolari, già intrise di un loro vissuto, già sporcate dalla luce che le ha ingiallite, già mosse da pieghe fatte e disfatte un’infinità di volte – che Denis tiene come fossero mappe su cui orientarsi attraverso la propria esistenza. E questi, che a chiamarli supporti si rischia di svilirli, sono animati da esseri ibridi, un po’ animali, un po’ vegetali, un po’ umani. Personaggi bidimensionali, silouette di loro stessi, che sembrano, in molti casi, fluttuare mollemente tra le carte, incollate l’una all’altra a comporre racconti muti che si svolgono nello spazio come rotoli di pergamena. Fluttuano, perchè la loro stessa composizione è un fluido: alla mia domanda che interroga l’artista sul medium usato per i suoi dipinti, mi sento rispondere che quello che compone i lavori è un “intruglio” che Denis chiama il suo “lievito madre”: un’acqua senza fine, che mischia i pigmenti di colore, li lascia decandare finchè non arriva un pennello a scuotere il fondo del contenitore e cambiare le sorti del torbido, impedendo all’artista stesso di sapere esattamente quale tono uscirà, una volta che le setole si poseranno sul foglio.

Al piano terra del NSDC una carta di sei metri compone Dopo l’incendio. I rami spezzati e i tronchi, del colore del carbone, si confondono con le bruciature che segnano vistosamente la carta e, nella penombra della sala, sembrano echi distanti di un disastro annunciato. Il dialogo con l’esterno incombe sempre, non è mai dimentico.

DC_Denis Riva_Cambio di Muta_Allestimento nel Nuovo Spazio di Casso_Foto Sergio Casagrande

Veduta della mostra, piano terra. A sinistra “Dopo l’incendio”. A destra “Trasporti eccezionali”*

Ma è nel secondo piano, bagnato della luce calda di giugno che entra dalle finestre, che si sviluppa il cuore dell’esposizione. Tutto ruota attorno alla carta che noi abbiamo affettuosamente soprannominato “il grande sasso” ( Sasso 1:1, dipinto su un’improbabile quadrato di quasi tre metri di lato): su una sottile striscia di terra dipinta si appoggia questa grande presenza grigia, pennellate stratificate come ere geologiche, dripping a vivacizzarne la china. E tutt’attorno il bianco (che non è bianco) della carta “di recupero” sulla quale la montagna prende forma. Nel riuso dei materiali in una necessità che oscilla tra l’ecologico, il vintage e il bisogno di radici, si basa molto del lavoro di Denis Riva esposto qui.

Sasso 1:1

Sasso 1:1 *

Senza soluzione di continuità, piccoli paesaggi, dipinti su cartoncini rettangolari, corrono lungo la parete alla sinistra del grande sasso, svoltano l’angolo e…collegano la montagna dipinta con la montagna reale: il Toc entra letteralmente dal vetro, è talmente subito lì fuori che sembra di poterlo toccare, solo allungando una mano oltre la piccola balaustra. É un’emozione forte, raddoppiata. Ancora a mescolare l’esterno con l’interno.

Il Toc, i Paesaggi*

Il Toc, i Paesaggi*

Cambio di muta è il seguito di un lavoro iniziato dall’artista nel 2013. L’inverno scorso Denis Riva ha dato alle stampe una raccolta di disegni a china intitolata Muta Invernale: lo splendido catalogo è muto. Nessuna scritta, nessuna didascalia alle opere, nessun testo a spiegare il lavoro, se non il rilievo bianco del titolo in copertina, di una carta pregiata, come l’interno. Le “incisioni mancate”, le chine che stanno sulla parete che guarda in faccia il Toc, fanno parte di questa nuova fase: sono delicati disegni neri, resi ancora più suggestivi dai titoli (che in questa mostra accompagnano tutti i lavori esposti) scritti a matita in un angolo delle carte, come a non voler disturbare nulla con la loro schematica presenza. Confidenze silenziose, Ascoltare è importante, Morte apparente…sembrano storie illustrate a una scena. I personaggi che li popolano diventano essi stessi parte del paesaggio: conigli ai quali spuntano rami, uomini con al posto del capo grossi pennuti, sassi-teste su cui vivono colonie di piccoli corvi (o come nel “legno” trittico Trasporti eccezionali, nascosto dalla chiocciola di scale del piano terra, nel quale è un sasso-testa di cane ad essere trasportato da indaffaratissimi polli con la testa di lupo e la coda di volpe).
E una Catasta di legna arsa, che sembra essere stata raccolta dal bosco dipinto del piano di sotto…

Confidenze silenziose

Confidenze silenziose

Sempre su questo piano, la stanza “voliera” che contiene Bird Trip espone un’ordinatissima scacchiera di uccelli-macchia. Sgargianti pennuti senza piume, solo colore che si espande tra la trama e l’ordito dei rettangoli di cellulosa su cui stanno appollaiati.

“Bird Trip” nella stanza voliera

La videoinstallazione H5N1, invece, è situata in uno stanzino all’ultimo piano del NSDC: il suono che percuote le casse lo si sente fin dall’ingresso, tre piani più in basso. Il video riprende l’azione performativa di Denis – un dripping impazzito dal quale escono in piano sequenza sempre nuove immagini di uccelli dipinti – e tiene il ritmo sincopato del pezzo musicale che lo scandisce. Vero lavoro di rottura rispetto al silenzio, e all’apparenza di estrema delicatezza nel gesto, che sembrano rivelare i disegni esposti fin qua.

Per concludere, un balzo indietro: sul pavimento della sala centrale, è posato un cameo dalla mostra (sempre curata da DC) et un’oseliera et non vi è. Al Castello di Andraz Denis Riva aveva esposto Andraz – sogni, rocce, tempi, un libro d’artista realizzato durante la residenza dolomitica del 2013, in realtà un album fotografico interamente dipinto su ispirazione dell’esperienza vissuta a contatto con la natura. Alcuni di questi disegni hanno tutto l’aspetto delle macchie di Rorschach. Che cosa però, noi li accucciati a terra a sfogliare queste spesse pagine increspate, vogliamo leggerci, in quelle forme dipinte, a nessuno – tranne che a noi stessi – sarà dato sapere…

Libro d'Andraz

Libro d’Andraz*

La mostra Cambio di muta, inaugurata il 12 giugno, è aperta fino al 12 luglio 2014.
Per visitarla è necessario prenotare: info@dolomiticontemporanee.net / tel. 0427.666068

Immagine iniziale: dalla serie BIRD TRIP. Tutte le immagini sono su gentile concessione dell’artista e di Dolomiti Contemporanee / * foto di Sergio Casagrande/

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