5 libri per mordere l’arte contemporanea (senza che il boccone risulti indigesto)

Tra un giro di tango e l’altro, qualche sera fa, un caro amico che so appassionato di moto e di montagna, mi ha confessato con molta sincerità di voler capirne qualcosa di più di arte contemporanea, ma di non sapere da quale parte iniziare. O, ancora meglio, da quale parte iniziare a leggerne.

La domanda mi ha intrigato molto e, lì per lì, avrei voluto mettermi ad elencare una sequela di titoli, che sarebbero stati presto dimenticati dal mio interlocutore. Pertanto ora, lontana dalla milonga, posso dedicare la mia attenzione, interrogando la mia libreria, per fare una delle cose che a Nick Hornby piacerebbe tantissimo: la top five dei libri più accattivanti, per cominciare a masticarne un po’ di arte contemporanea.

Sapendo fin d’ora che questa operazione potrebbe suscitare perplessità e controversie tra i miei “colleghi” esperti in materia, proverò per prima cosa ad elencare i criteri delle mie scelte:

  • saranno libri scritti – o quantomeno tradotti – in italiano. È già complicato capire (di arte) quando te ne parlano nella lingua madre, figuriamoci quando tentiamo l’approccio in una lingua straniera.
  • saranno testi scorrevoli e piacevoli alla lettura, perché usano un linguaggio non banale ma comprensibile: non verrà interrogata la Crusca ad ogni piè sospinto.
  • saranno libri pubblicati di recente, ovvero negli ultimi dieci anni. Tentiamo di tenerci il più possibile sul contemporaneo vero…
  • saranno libri che io stessa ho letto, e che pertanto suggerisco con cognizione di causa, sapendo che certamente non sono gli unici, ma sono quelli che, in tutta onestà, mi sento di consigliare.

Naturalmente sono pronta ad accogliere i suggerimenti di chi vorrà raccontare la propria personale top five (se i criteri di selezione saranno rispettati), e magari scrivere assieme un nuovo elenco per passare allo step two.

Quindi pronti? Via!

1. Si fa con tutto. Il linguaggio dell’arte contemporanea (Laterza 2010)

L’autrice qui è Angela Vettese, storica dell’arte, docente e curatrice, grande studiosa dell’arte contemporanea, scrive da anni per riviste di settore e in testate di rilievo come il Sole 24 ore. È stata assessore alla cultura di Venezia e, per qualche anno, ha guidato la prestigiosa ArteFiera di Bologna.
Vettese, con un taglio giornalistico e un piglio accattivante, affronta il tema del linguaggio dell’arte contemporanea quale specchio dei nostri tempi, definendo i cambiamenti sociali e culturali che hanno fatto sì che l’arte dei nostri giorni (a partire dalle opere ready-made di Duchamp di primo Novecento) non abbia effettivamente nulla a che spartire con l’arte del passato. In un campo, quello del contemporaneo, dove entra con forza anche la tecnologia, quel “si fa con tutto” porta a riflettere sulla differenza tra ciò che effettivamente è arte da ciò che non lo è, e Vettese lancia una cima alla nostra navigazione in acque piuttosto burrascose…

2. Lo potevo fare anch’io (Mondadori, 2009)

Se Vettese ci metteva di fronte alla ormai sdoganata abitudine di comporre le opere d’arte contemporanea con qualsiasi oggetto o materiale rubato alla quotidianità, Francesco Bonami (artista e poi critico d’arte e curatore di musei esteri e fondazioni), con un linguaggio ironico e spietato – un tratto caratteristico della sua scrittura – mette alla gogna sedicenti artisti creando uno spartiacque tra i “buoni” (gli artisti “veri”) e i “cattivi” (gli imbroglioni, i furbetti, quelli che seguono mode e mercato, riuscendoci perfettamente). Non risparmia nemmeno gli artisti italiani, i grandi nomi dei primi del Novecento, senza però trascurare le produzioni in serie messe in atto dalle “star” internazionali. Il tutto con lo scopo di indurre il lettore a comprendere che l’arte contemporanea “non è un grande imbroglio”, come in molti credono, ma è davvero arte! Riuscirà il nostro nel suo temerario intento?
Post scriptum: pare che l’edizione economica Oscar Mondadori non contenga alcuna illustrazione, rendendo così complicata la comprensione di certe stilettate ad opere o artisti. Consiglio la lettura del libro con un tablet a fianco. Poco pratica, ma decisamente utile.

3. L’arte contemporanea spiegata tuo marito (Laterza, 2011)

In questo volume lo scrittore triestino Mauro Covacich usa l’escamotage di rivolgersi alle signore-bene dell’alta società, svogliate dal dolce far niente del quotidiano, per parlare, in verità, ad un pubblico molto più ampio. In trenta capitoli, questo simpatico manualetto d’istruzioni cerca di far capire al lettore i significati reconditi che stanno dietro a movimenti o correnti, raccontando altrettante opere totemiche dell’arte contemporanea.
Covacich non è né un critico né un artista, ma un romanziere, che talvolta presta la penna per saggi dalle tematiche complesse. Forse è questo il punto di forza di questo libro, la narratività, che rende la lettura particolarmente allegra e stimolante. Per essere pronti anche al vernissage più arduo.

4. Il giro del mondo dell’arte in sette giorni (Feltrinelli, 2009)

La saggista e sociologa della cultura Sarah Thornton, in questo libro veste i panni dell’appassionante Phileas Fogg concedendo al lettore una versione più femminile e contemporanea del giro del mondo…non in ottanta giorni, ma in sette tappe fondanti. Una settimana per addentrarsi assieme alla scrittrice nell’intricato mondo dell’arte contemporanea: ogni tappa una città, e ogni città una scoperta. Questo libro ci permette di capire meglio i ruoli dei protagonisti indiscussi di questo mondo, e i luoghi all’interno dei quali questi si muovono: artisti, galleristi, mercanti d’arte, curatori, critici, collezionisti ed esperti di case d’asta, che gravitano tra accademie, studi d’artista, fiere, gallerie e aste…Attenzione a non perdere la bussola!

5. Ars Attack. Il bluff del contemporaneo (Johan & Levi, 2013)

Tutto bello, già, non è. Tutto chiaro, nemmeno per niente! Per cui…qual è il dilemma che più ci attanaglia di fronte ad un’opera di arte contemporanea – soprattutto se veniamo a scoprire a quale cifra vertiginosa è stata battuta all’ultima asta? Che non sia tutto un bluff?
Angelo Crespi, giornalista che da almeno un ventennio scrive di cultura su importanti testate nazionali, prova a mettere in luce il tema dibattuto e controverso che vuole siano le lobby economiche ad imporre al pubblico (e soprattutto al mercato) scelte estetiche e qualitative discutibili. L’ago della bilancia pertanto verrebbe spostato a piacimento di questi potenti burattinai, e il pubblico – pur non capendone un accidente – “plaude entusiasta” al valore di questa “cosa” che arriva ad autodefinirsi arte…
Lettura per stomaci forti.

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