Posts in Category: MOSTRE

JUICE – UN SUCCO CHE SA DI VERNICE

“IL COMPITO ATTUALE DELL’ARTE È DI INTRODURRE CAOS NELL’ORDINE”

Quello che state per vedere è un paradosso. Non è una mostra. È un condensato di storia.
Un’arte, quella dei writers, che fin dai suoi esordi prevedeva come unico scenario l’outside e come supporto qualsiasi cosa fosse il più distante possibile da un supporto tradizionale, fatica a sentirsi a suo agio tra le quattro mura bianche di una galleria…
Ma, anche se non è la stessa cosa, è proprio perché non tutti hanno avuto, o avranno la fortuna di uscire per strada e incontrare pezzi magistrali – sui muri di cinta di fabbriche dismesse, inerpicandosi su cavalcavia o sfidando il pericolo attraversando sottopassaggi ferroviari – che una esposizione simile acquisisce valore. JUICE è questo che cerca di fare: riconoscere la street art come un’arte ancora viva, sorprendentemente mutevole, mostrare quale fu il suo punto di partenza e dimostrare come ogni artista, viaggiando su un personalissimo binario, abbia saputo interpretare e piegare quest’arte alle proprie volontà, rendendola più che mai contemporanea.

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MIND THE G.A.P. – IL GIOCATORE

Dal 2012 curo il progetto espositivo MIND THE G.A.P. – IL GIOCATORE, basato sul reportage sul gioco d’azzardo THE GAMBLER, realizzato dal fotografo Marco Dal Maso (www.marcodalmaso.it/thegambler).

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Labirinto morbido

La sensazione è quella di camminare in un paesaggio innevato, quando si è completamente circondati da un manto bianco e i rumori vengono magicamente attutiti. Solo che in questo caso la neve è sostituita da 7500 mq di moquette stampata con i motivi dei tappeti orientali. Intere stanze di Palazzo Grassi, l’atrio dell’ingresso, la grande scalinata, le colonne, il primo e il secondo piano: un’unica immensa distesa di soffice pelo. Alla terza sala ho già completamente perso l’orientamento, e ho una gran voglia di stendermi, e di togliermi le scarpe e percorrere scalza questo labirinto.

E’ inconsueto per Palazzo Grassi, da quando re Pinault ha insediato lì la sua scintillante corte, ospitare l’opera di un unico artista, ma questo “solo show” necessitava di tutto lo spazio a disposizione, per rendere l’idea di estensione della materia sulla superficie. E’ la dilatazione di un concetto (la sovrapposizione dell’opera d’arte con l’ambiente in cui questa si insedia) portato quasi all’esasperazione in questa “site specific” dal suo autore, il meranese Rudolf Stingel.

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