Quiero ver una milonga

Raccontare la genesi di un evento è sempre un fatto singolare. Non sempre si riesce a percorre, nel viaggio a ritroso, un percorso lineare, univoco. Spesso, piuttosto può apparire contorto, sinuoso, intricato come lo sono i ricordi.

Tuttavia, se qualcuno mi chiedesse da dove arriva la mia incontrastata passione nei confronti del tango, non parlerei di certo di esperienze esotiche oltreoceano (ancora nella wishlist), quanto piuttosto di una folgorazione. La mia via di Damasco fu una strada pedonale nel quartiere romano Pigneto. Una sera d’estate, la libreria caffè all’angolo aveva steso sul macadam incandescente di luglio una striscia altrettanto nera di linoleum, e su questa microautostrada in caucciù si affastellavano coppie e coppie di ballerini stretti tra loro, e stretti gli uni agli altri, che si muovevano ad un ritmo lento…verde milonga mi avrai (n’èvvero Monsieur Paolo Conte?)


Due, però, sono le questioni. E se la prima riguarda la passione per il ballo dal punto di vista di chi balla, la seconda riguarda la passione per il ballo dal punto di vista di chi organizza. Spesso capita che le due cose si compenetrino. Per me è così. Tanto mi preme ballare (un’utenza reale talvolta, una necessità) quanto mi entusiasma dare vita alle situazioni in cui il ballo si crea. Si permette. Non per sé, bensì per gli altri. Ciò che ritorna, da un evento ben riuscito è paragonabile alla soddisfazione di un tango ben fatto, in un abbraccio comodo, in una sintonia di movimenti, in un comune sentire e vivere il ritmo, e così la melodia, e il testo.

Dal 2011 mi prendo cura di organizzare “milonghe”. La milonga. Parola che identifica in un sol fiato tre concetti, vicini ma distinti. Tanto è il ritmo rapido su cui si balla, più rapido del tango, che ti fa dire “balliamo una milonga”, quanto il luogo in cui si balla (“andiamo in milonga”), ma è anche il termine che identifica l’evento (“stasera c’è una milonga”). E visto che siamo in ballo…organizziamo una milonga.

Il minimo comune denominatore di una milonga è composto da due fattori: la musica, e i ballerini. Poi viene la sala ampia, il pavimento lucido e non troppo rigido, le luci soffuse, il bar comodo alla pista, e tutti i comfort che ogni ballerino di tango desidera per sé, ma senza i m.c.d. non c’è storia, non c’è una milonga. Non c’è regola, forse c’è buon senso. Mi sono trovata a ballare su spiazzi di ghiaino, su bordi di piscine, con la musica sbraitata dalla cassa di un telefono cellulare appoggiato sul cofano di un’auto in un parcheggio abusivo. In pieno giorno sotto un sole cocente, lungo vie illuminate dai ronzanti lampioni stradali. Abbracciata a uomini elegantissimi, o a donne in abito da sera, con ragazzi in t-shirt o donne in canottiera. Mi sono trovata a ballare scalza in un salotto, in stivali in una fiera, in sandali stringati con tacco d’ordinanza con il rischio di rompermi una caviglia quando questo si infilava tra le fughe delle assi del molo (ma lì si era a New York. Si chiude un occhio sulle caviglie fratturate nella Grande Mela). Ma se qualcosa di meno harduo si può fare, facciamolo.

Nel 2011 ho organizzato i primi eventi di milonga. Eravamo in un meraviglioso parco a fianco della Biblioteca di Dueville, un villino di fine Ottocento, con il pavimento leggermente in pendenza, ma l’atmosfera suggestiva ha fatto chiudere un occhio ai più riottosi…per due estati quel Giardino Magico ha risuonato delle note suadenti dei tanghi, anche suonati da orchestre dal vivo, per il piacere degli astanti e dei curiosi di passaggio.
Dal 2015, di ritorno da un soggiorno a Barcellona, e carichi dell’energia infusa dal Festival di Tango nel pais d’adozione del Cristoforo che guarda oltre il mare al termine della Rambla, assieme a due amici ormai inseparabili e ottimi musicalizadores, Luisa Sabbatini e Stefano Zamberlan, abbiamo dato vita alla Milonga de las estrellas, nome con il quale abbiamo firmato tutti gli eventi tangueri organizzati da allora in avanti. Cambiate le sedi, le serate, i tempi, i ritmi, le città, i tango-djs, ma è rimasto costante il nostro appassionato amore per il tango, e per le occasioni di incontro conviviali e gioiose.
Non solo il ballo tuttavia, ma l’intera cultura che sta dietro, attorno, dentro a questo mondo affascinante, prende vita durante gli eventi milongueri: attraverso l’incursione di proiezioni di film e documentari, grazie all’intervento di studiosi e appassionati dei ritmi, delle letras, e delle sonorità che caratterizzano i brani ballati in ogni parte del mondo.


Seconda casa della Milonga de las estrellas è diventato il Bocciodromo, centro sociale appena fuori dal centro di Vicenza, denso di una propria storia e un vissuto che si è andato in parte ad intrecciare con le nostre incursioni serali. In inverno si sta al chiuso, ma con la bella stagione, dal 2017, usciamo a ballare al riparo delle fronde di un enorme gelso che fa da cornice al nostro ballo. I treni che passano, a breve distanza dalla pista gremita, aumentano la suggestione dei suoni e delle atmosfere.

Ultimo – ma non ultimo – evento al quale ho contribuito a dare vita è L’amore nel tango, tra musica e parole, serata interamente dedicata alla cultura del ballo argentino più famoso al mondo. Chiamata dal Comune di Arzignano a curare una serata della rassegna Equilibri 2018. Dichiarazioni d’amore, ho strutturato l’evento, che avrebbe preso vita all’interno dell splendida biblioteca comunale, come un incontro-concerto, presieduto dall’ensemble Alma Migrante, dedicato al sentimento dell’amore, attraverso il linguaggio universale del tango. Il programma proposto dall’ensemble nella serata di domenica 15 aprile si componeva di brani di grande coinvolgimento emotivo, in un’interpretazione che, pur nel rispetto della tradizione, lascia spazio ad affascinanti arrangiamenti. Le letras del tango, i testi poetici alla base dei componimenti musicali, sono stati intervallati da racconti che hanno contribuito a contestualizzare uno spaccato storico e geografico fortemente connotato: la Buenos Aires, melting pot di culture ibride, nei decenni centrali del secolo scorso, che ha saputo accogliere le tradizioni e le contraddizioni giunte dall’Europa a seguito di profonde ondate migratorie.

La scelta dei brani e delle parti narrate mirava a condurre all’interno della storia del tango tanto i neofiti quanto gli appassionati del genere, sapendo alternare con grande sensibilità diversi gradi di lettura interpretativa.

La performance dell’ensemble è stata impreziosita dall’esibizione di una coppia di ballerini di tango argentini, Guia Maza e Julio Altez, maestri professionisti, a sottolineare, grazie alla loro interpretazione magistrale, la pregnanza del genere tango salon, esemplificato nei tre principali “tipi” di ballo argentino, fortemente vincolati al ritmo musicale, ovvero tango, milonga e vals.
Durante la serata vennero eseguiti brani di Battistella, Gardel, Bragato, Pugliese, Piazzolla e molti altri grandi del tango. La guardia vieja. Tiernamente, El Diablo en el corazon, Cuando tu no estas, Medallita de la suerte, Desde el Alma…impossibile non rimanerne incantati.

Seconda parte della serata, eccola, la Milonga. Libera la sala, ci si cambia le scarpe a bordo pista, si risponde alla mirada del partner con un cabeceo, e via. La selezione musicale la fa il tango-dj stavolta, il musicalizador Stefano “Tano Malo” (lo Stefano di Milonga de las estrellas) alternando, come nella migliore tradizione porteña, tandas y cortinas, e tenerci ancora per un po’ stretti in un abbraccio sulle note del tango.

(Fotografie – nell’ordine – di Stefano Zamberlan, Marco Dal Maso, Linda Scuizzato, Christian Manuel Zanon)

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