Sulle opere di Manuel Pablo Pace

Manuel Pablo Pace di spagnolo ha il nome e l’animo, l’origine morale. Spagna che non è terra natia ma è stata per lungo tempo d’adozione, e che ancora, ciclicamente, lo richiama a sé. L’Italia invece é terra di formazione prima (l’accademia di belle arti veneziana, a seguire gli studi di sociologia), di militanza poi (tra i capofila della storica rassegna bassanese Infart, sulle orme della street art dei “beautiful loser”).

Le opere che compongono la costante ricerca di Pace non sono facilmente inquadrabili, componendosi di una pittura che rifugge dall’iperrealismo alla Hopper, abbraccia i toni vintage dei manifesti pubblicitari anni Cinquanta, nelle forme ancor prima che nelle tinte, e si nutre dell’ampiezza dei segni onirici. I ritratti, fedeli, calano i soggetti in ambientazioni surreali, in un passato imprecisato, componendo scene di genere dal gap temporale spiazzante.

In “Autoportrait”, il cameo che indossa la ragazza sul divano in stile (una fanciulla già adulta) è lo stratagemma che usa Pace per ritrarre se stesso, divenedo la chiave di volta alla lettura del ritratto principale, che il titolo porta in secondo piano.

AUTO PORTRAIT -  2011

AUTO PORTRAIT – 2011

Cosí come nella scena agreste di “Angelica e Medoro”, nel quale il nome dell’opera svela il contenuto ma spiazza nella comprensione. Ambientata nelle colline bassanesi, la tela ha per protagonista una coppia di coetanei dell’artista che veste i panni da “fin de siecle” e sbilancia la contemporaneitá dei soggetti in un doppio livello temporale, quello del racconto ariostesco e quello “in costume”, tardo ottocentesco.

Pace usa la fotografia come punto di partenza nella composizione dei dipinti, o piuttosto attivatore di suggestioni, funzionale a comporre la struttura del lavoro che andrà a sviluppare in seconda battuta (olio, tempera, acrilico, acquerello, matita. Media scelti di volta in volta, in base alle necessità) sovrapponendo differenti tagli, differenti visioni.

Immagine in evidenza: “Angelica e Medoro”, olio su tela, 2012

(Testo di accompagnamento alle opere di Manuel Pablo Pace, di cui un estratto è stato pubblicato sul n.18/2014 di ArteAArte)

 

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