Posts in Category: MOSTRE

Merano sensibile al G.A.P.

Martedì 19 novembre ha aperto i battenti a Merano, presso il Vecchio Palazzo delle Terme/ Ex Fisioterapico, la mostra fotografica itinerante MIND THE G.A.P. –  IL GIOCATORE, giunta, dopo Vicenza e Corsico (MI), al suo terzo appuntamento espositivo.

Il tema del gioco d’azzardo patologico, così come delle modalità di prevenzione e cura dalla dipendenza, sta diventando sempre più d’attualità. Lo Stato Italiano ha, solo da alcuni mesi, riconosciuto la dipendenza dal gioco d’azzardo una vera e propria malattia, allineandosi a quanto già fatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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MIND THE G.A.P. in mostra a Merano

Dal 19 al 27 novembre presso la Sala Esposizione del Palazzo delle Vecchie Terme di Merano avrà luogo la terza tappa della mostra itinerante del fotografo Marco Dal Maso dal titolo MIND THE G.A.P. – IL GIOCATORE.

L’esposizione si inserisce all’interno della campagna di prevenzione dal gioco d’azzardo patologico Fate il nostro gioco, ed è proposta dall’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Merano.

  • MIND THE G.A.P. scatti di Marco Dal Maso
  • MIND THE G.A.P. scatti di Marco Dal Maso

Il progetto MIND THE G.A.P – IL GIOCATORE, curato da Petra Cason, espone alcuni degli scatti che costituiscono il reportage “The Gambler“, sviluppato dal fotografo Marco Dal Maso nel corso del 2012, sul gioco d’azzardo patologico. Attraverso un allestimento dedicato, lo spettatore compie un viaggio che ripercorre la fase di avvicinamento alla dipendenza dal gioco d’azzardo e la fase di cura attraverso le terapie di gruppo.

A fianco degli scatti del reportage sarà visibile anche una videoinstallazione, realizzata da Dal Maso, sul tema in oggetto.

ORARIO DI APERTURA
Dal 19 – 27 Novembre 2013
LUN – VEN 10.00 – 12.30 (per le scuole) / 15.00 – 18.00
SAB – DOM 10.00 – 12.30
Sala Civica – Sala Esposizione (Ex Fisioterapico)
Via Ottone Huber, 8, Merano

 

 

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La percezione del peso di un corpo

Alcune notti fa ho fatto un sogno vivido: ho sentito, con l’esattezza della realtà, il peso di un corpo che si sdraiava sopra al mio, ne ho percepito la pressione sulla cassa toracica, il contatto della pelle, il piacere della vicinanza. Tutt’altro che restia a provare un’esperienza simile, ho ceduto, in sogno, all’abbraccio di cui ero protagonista. Al risveglio ero talmente certa che l’esperienza non fosse stata solamente onirica – relegata alla brevissima parentesi della fase REM – da provare un certo disappunto non trovando al mio fianco quel corpo sognato. In che modo la psiche condiziona (in sogno così come nella vita reale) il nostro corpo e la percezione che abbiamo di esso? Poche sono le volte in cui ci si lascia andare “come un corpo morto cade”…

Una volta terminata la visita alla mostra intitolata Espansioni/Contrazioni (mostra che trae spunto dai concetti sviluppati dallo psicoterapeuta Alexander Lowen “fondatore dell’analisi bioenergetica, pratica volta alla cura dei blocchi psichici attraverso un approccio diretto alla risoluzione degli scompensi fisici”) non ho potuto fare a meno di collegare il mio “sogno esperienziale” con quello che era stato il mio microviaggio tra le opere esposte, e la forte relazione tra queste e le riflessioni sulla percezione del corpo.

ESPANSIONI/CONTRAZIONI è una mostra non semplice, realizzata in più momenti. In una prima fase i curatori, Andrea Penzo e Cristina Fiore, hanno invitato gli artisti a partecipare ad un incontro

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“C’è crisi. C’è grossa crisi.”

“C’è crisi, c’è grossa crisi.” Ultimo giorno di ArtVerona Fiera, scambiando le ultime considerazioni con i miei compagni di viaggio, gli Independents vicino al Take Care Corner, gli altri blogger, non ho potuto non sorridere ripensando al geniale Corrado Guzzanti ai tempi dell’improbabile “Quelo”. “C’è crisi. C’è grossa crisi”.
Finchè scrivo le gallerie a fianco a noi stanno cominciando a smontare i propri stand. Noi faremo un po’ meno fatica, gli Independents (scelti da Fuori Biennale, partner di ArtVerona da 4 edizioni) non hanno uno stand, hanno dei moduli di legno che in questi cinque giorni sono diventati scaffali, sedute, tavolini, scrivanie, espositori…Ognuno ha tentato di personalizzare al meglio il proprio spazio. Io ho portato, come ormai sapete bene, una poltrona e una lampada, per dare uno spazio fisico, quindi concretezza, al tempo che avrei voluto dedicare (e che alla fine ho dedicato) ad ascoltare racconti di artisti e curatori sull’arte, sul loro modo di vivere e fare l’arte.

La crisi c’è. Sicuro, non devo di certo essere io a dirlo. Forse l’ha detto il debole afflusso di pubblico alla fiera, l’inaugurazione non esattamente scoppiettante di giovedì, i musi lunghi di certi galleristi rinchiusi nei loro stand, ma se c’è una cosa che ha risollevato il mio morale è stata la scoperta dei progetti che le realtà indipendenti, ospiti del – seppur scarno e forse un po’ bistrattato – corridoio fluido degli Independents, (compagine mediana dei due padiglioni, il 10 e l’11, tanto calpestati in questi cinque giorni di fiera) che con le loro proposte hanno saputo dare un po’ di vita, una svecchiata al “museo delle cere” che a volte pareva di abitare. Tentativo non tanto di superare la crisi, non è neppure più quello il problema, ma dimostrazioni di tenacia, di voglia di fare, di costruire, di procedere, nonostante tutto.

L’educazione, a tutti i livelli, manca di un insegnamento fondamentale, non considerato, ma che dovrebbe essere alla base della formazione di ogni individuo: l’educazione al desiderio. A trent’anni suonati, ragazzi che dicono che non sanno cosa vogliono fare da grandi mi fanno rabbrividire. Significa che in tutto questo tempo non si sono mai chiesti quali sono le loro aspirazioni, i loro sogni, non si sono posti il problema di come poter raggiungere determinati obiettivi e come aggirare o superare certi ostacoli? Significa che non hanno sperato? E’ questa la crisi. E’ questo che fa mettere in crisi. Un individuo come un’intera società. Come si può pensare di evolvere se non si sa che si può, si deve, desiderare?

Nel post Venetudine e Disoccupatia mi chiedevo giusto se ci sarebbe stato lo spazio, in una fiera dell’arte, per riflettere sulla questione “Ma dove diavolo stiamo andando?”. Ecco come rispondono alcuni degli Independents ad oggi: “nomen omen” nel progetto di Unità di crisi, Krisis Magazine, un nome che è uno schiaffo alla crisi. Collettivo di ricerca composto da designer e teorici della comunicazione con sede a Brescia, cura un volume tematico non periodico che propone riflessioni critiche in merito al tema del design, all’arte e alla comunicazione tout court rispetto allo stato di crisi permanente. Assieme ad Andrea Facchetti ho sfogliato le due pubblicazioni, Krisis Identities (sulla crisi dei modelli di rappresentazione dell’identità) e Krisis Orientation, che analizza le cause del disorientamento diffuso all’interno del mondo che si abita.

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CONTROZONA ovvero il riscatto di Mestre

Mestre ha smesso di vivere all’ombra dell’intramontabile Venezia. Diverse sono le avvisaglie che fanno presupporre un’apertura, in senso sempre più ampio, da parte della città nei confronti dell’arte contemporanea: emancipandosi dalla vicina patria della Biennale, Mestre lotta per far emergere un’identità propria, forte, chiaramente riconoscibile.

Nell’ambito di Art Verona Fiera, DOMENICA 13 OTTOBRE, dalle ore 16.30 Olivares cut modererà il talk sul progetto Contro Zona di Penzo+Fiore, alias Cantiere Corpo Luogo, realtà indipendente che si sta muovendo in questa direzione di riscatto della città “di terraferma”.

La rassegna d’arte contemporanea Contro Zona si svilupperà in diversi spazi della città di Mestre dall’11 al 20 ottobre prossimi, attraverso il coinvolgimento di numerose realtà mestrine, partendo dall’ambito artistico passando per quello istituzionale (dalla “polis”, la Municipalità di Mestre Carpenedo e l’Assessorato all’Ambiente e Città Sostenibileall’università, I.U.A.V.) fino a coinvolgere fondazioni locali (la prestigiosa Bevilacqua La Masa, Fondazione di Venezia) oltre a realtà gestrici di spazi polivalenti aperti a nuove esperienze artistiche, pur essendo luoghi non deputati all’arte tout court.

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